Lynce F, Mainor C, Donahue RN, Geng X, Jones G, Schlam I, Wang H, Toney NJ, Jochems C, Schlom J, Zeck J, Gallagher C, Nanda R, Graham D, Stringer-Reasor EM, Denduluri N, Collins J, Chitalia A, Tiwari S, Nunes R, Kaltman R, Khoury K, Gatti- Mays M, Tarantino P, Tolaney SM, Swain SM, Pohlmann P, Parsons HA, Isaacs C.

Nat Commun. 2024 Mar 27;15(1):2691. doi: 10.1038/s41467-024-46961-x. Erratum in: Nat Commun. 2024 May 10;15(1):3957. doi: 10.1038/s41467-024- 48359-1. PMID: 38538574; PMCID: PMC10973408.

CANCER IMMUNOTHERAPY
Sintesi

Lo studio randomizzato di fase II, OXEL, mira a valutare gli effetti del nivolumab adiuvante, capecitabina o della combinazione in termini di variazione del “peripheral immunoscore” (PIS) in pazienti con TNBC in stadio iniziale con malattia invasiva residua, dopo il completamento della chemioterapia neoadiuvante.

Si è dimostrato che il trattamento dei bracci contenenti immunoterapia (nivolumab o la combinazione) porta a un aumento del PIS dal basale alla week 6, rispetto alla sola capecitabina. I risultati supportano ulteriormente che la chemioterapia in combinazione con un ICI provochi cambiamenti nel sistema immunitario che possono migliorare l'attività antitumorale.

È stato anche dimostrato che il profilo immunitario dei pazienti prima della terapia era associato allo sviluppo di recidive. Inerentemente alla tossicità invece, l’ICI somministrato in monoterapia è stato meglio tollerato rispetto alla chemioterapia ad agente singolo.

Sebbene non siano stati identificati nuovi segnali di sicurezza nel braccio di combinazione, l'incidenza di TRAE è stata più elevata, suggerendo che potrebbe esserci una tossicità sinergica tra nivolumab e capecitabina. Diversi studi su pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale hanno dimostrato che la rilevazione del ctDNA può anticipare la diagnosi di recidiva.

In accordo, in questo lavoro si è osservato che i pazienti positivi al ctDNA sono andati incontro a recidiva a distanza di un periodo di follow-up relativamente breve. Inoltre, la positività al ctDNA era associata a esiti di sopravvivenza peggiori. Questo studio è stato limitato dalla piccola dimensione del campione, che ha portato a una distribuzione sbilanciata della positività del ctDNA e delle sottopopolazioni immunitarie periferiche in ciascun braccio, che possono aver contribuito potenzialmente alle differenze rilevate negli esiti clinici.

Inoltre, lo studio non era statisticamente alimentato per valutare le differenze nei risultati di sopravvivenza tra i bracci di trattamento o le diverse Inserire la sintesi sottopopolazioni immunitarie di riferimento, pertanto, i risultati sono esplorativi e devono essere interpretati come ipotesi. Concludendo, i risultati traslazionali dello studio OXEL supportano il continuo sviluppo del profilo immunitario prospettico e del monitoraggio del ctDNA come mezzo per identificare le pazienti con TNBC in stadio precoce che sono ad alto rischio di recidiva dopo la terapia neoadiuvante o adiuvante.

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