Nel carcinoma mammario (BC) esprimente il recettore 2 del fattore di crescita epiteliale umano (HER2+), ad alto rischio (tumore primario >2 cm/positività linfonodale) e in stadio precoce (T2-4, N1-3, M0), la terapia standard (ST) consiste in pertuzumab e trastuzumab (anticorpi monoclonali [mAb] anti-HER2) e chemioterapia neoadiuvante/adiuvante.
Secondo dati preclinici, combinare la terapia anti-HER2 con l’immunoterapia aumenta l’efficacia del trattamento.
Atezolizumab (A) è un mAb anti-PD-L1, proteina che controlla la risposta immunitaria antitumorale mediata dai linfociti T. Lo studio di fase 3 IMpassion050, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo (P), ha valutato, in 454 pazienti con BC HER2+,T2-4, N1-3, M0, l’efficacia e la sicurezza di A neoadiuvante in combinazione con la ST.
Al cutoff clinico, i tassi di risposta patologica completa (pCR) nelle popolazioni intention to treat (ITT) e con tumore esprimente PD-L1 (endpoint co-primari) erano rispettivamente:
− 62,7% (n=143/228) con A e 62,4% (n=141/226) con P (–0,33%; intervallo di confidenza [IC] al 95%: –9,2-8,6; p=0,9551);
− 72,5% (n=79/109) con A e 64,2% (n=70/109) con P (–8,26%; IC al 95%: –20,6-4,0; p=0,1846).
Il profilo di sicurezza era in linea con quello noto per A in combinazione.
Secondo questa analisi primaria di IMpassion050, l’aggiunta di A (rispetto a P) all’attuale ST del BC HER2+,T2-4, N1-3, M0 non incrementa i tassi di pCR. Il seguito del follow-up potrà informare sull’impatto di Atezolizumab nel lungo termine.