Questa review ha preso in esame 20 studi effettuati tra il 2014 ed il 2021 con l’obiettivo di determinare gli effetti terapeutici dei trattamenti disponibili in Europa e negli Stati Uniti per i pazienti con Linfoma Follicolare recidivante –remittente (FL r/r) a seguito di ≥2 precedenti chemioterapie. Questa revisione sistematica della letteratura ha identificato molteplici studi che indicano una non completa efficacia dei trattamenti in questa specifica tipologia di popolazione.
La metodologia di ricerca impiegata ha preso in considerazione un mix di studi di coorte retrospettivi e studi clinici a braccio singolo non randomizzati tra i quali si segnalano lo studio ZUMA-5 e il trial ELARA. I tassi di risposta riportati in questi studi clinici erano notevolmente superiori a quelli trovati nella review seguente. Le diversità riguardanti la popolazione studiata possono spiegare le differenze nella sopravvivenza complessiva. Lo studio ZUMA-5 ha riportato una sopravvivenza >80% a 24 mesi rispetto al 57% rilevato in questo studio. In questa revisione vi sono alcuni punti di forza ed alcuni limiti. Tra i punti di forza vi è l’analisi dell’intera curva di sopravvivenza dei pazienti attraverso la digitalizzazione dei dati individuali. Tra i limiti si evidenzia la non rappresentatività della popolazione campione con una sovrarappresentazione di popolazione sottoposta a trattamenti moderni (ad es. SCT e inibitori PI3K-δ) ed una conseguente sottorappresentazione di trattamenti anti-CD20 e/o chemioterapie che rimangono comuni (ad esempio, R-CHOP). Il tasso di risposta completa (CR) ed il tasso di risposta oggettiva (ORR) si sono rivelati bassi o moderati in questa metanalisi: CR 19,63% e ORR 58,47%. La sopravvivenza complessiva (OS) a 24 mesi è diminuita dal 66,50%, nel gruppo di pazienti che aveva già effettuato ≥2 precedenti linee di terapia (LOT), al 59,51% nel gruppo di pazienti ≥3 LOT. Oltre a questi dati anche il basso tempo mediano della progressione (PFS), circa un terzo dei pazienti trattati muore entro 24 mesi, evidenzia la necessità di nuove opzioni terapeutiche da sviluppare e approvare tra queste popolazioni di pazienti in Europa e negli Stati Uniti. Il decorso naturale del Linfoma Non Hodgkin e le limitate opzioni terapeutiche nelle fasi dopo la progressione, unitamente alle frequenti interazioni farmacologiche ed effetti terapeutici avversi possono limitare la qualità di vita del paziente. Sarebbe, quindi, consigliabile ed opportuno per gli operatori sanitari concordare e selezionare con i pazienti stessi la tipologia di trattamento in modo da ridurre al minimo il carico tumorale, gli eventi avversi e massimizzare la qualità di vita.