“Guarire la SMA: ci siamo già riusciti?” è l’intrigante titolo di una review da poco pubblicata su Gene Therapy e firmata da 3 ricercatori canadesi. La risposta alla domanda posta dal titolo è scontata, poiché resta ancora molto da fare per considerare “curata” una malattia grave come l’atrofia muscolare spinale (SMA). Questo articolo, però, rappresenta un’utile panoramica sulle attuali opzioni di trattamento per la SMA e sugli ostacoli da superare per sfruttarne tutto il potenziale.
La parte iniziale della review è dedicata all’analisi critica dei dati di efficacia e di sicurezza delle tre terapie SMN-restoring attualmente autorizzate per la SMA: nusinersen, onasemnogene abeparvovec e risdiplam. Secondo gli autori questi farmaci prolungano in modo significativo la sopravvivenza dei pazienti con SMA e ne migliorano la funzione motoria; tuttavia, molti pazienti non rispondono in modo adeguato al trattamento, anche a causa della grande eterogeneità clinica con cui si presenta la malattia.
La review prosegue quindi con un’analisi delle possibili modalità di ottimizzazione dell’utilizzo di questi farmaci. Si parte sottolineando la necessità di una maggiore standardizzazione degli studi clinici, per consentire un più semplice confronto tra i dati di efficacia e sicurezza dei diversi trattamenti. Si sottolinea, poi, l’importanza di individuare biomarcatori di risposta al trattamento che siano più sensibili, accurati e consentano, in definitiva, di valutare meglio l’attività di malattia e gli effetti delle terapie su di essa.
Successivamente, vengono passate in rassegna le strategie per migliorare il rapporto efficacia/sicurezza dei farmaci SMN-restoring: le opzioni analizzate vanno da interventi sulla posologia (dosaggio, timing e frequenza di somministrazione) al possibile utilizzo sequenziale o combinato dei farmaci disponibili. Infine, gli autori sottolineano come la SMA debba essere considerata una malattia sistemica e non solo una patologia del motoneurone. In numerosi pazienti, infatti, si osserva disfunzione degli organi periferici e riduzione dei livelli periferici di SMN. Sarà importante, pertanto, valutare anche gli effetti sistemici dei trattamenti.