Michael J. Dickinson, M.B., B.S., D.Med.Sc., Carmelo Carlo-Stella, M.D., et al.

N Engl J Med 2022 Dec 15;387(24):2220-2231

HEMATOLOGY
Sintesi

Il 40% dei pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule (DLBCL) ha una ricaduta oppure è refrattario al trattamento chemioterapico standard di prima linea (R-CHOP). Inoltre, il 60% dei pazienti candidati al trapianto autologo di cellule staminali non può procedere al trapianto a seguito di chemioterapia oppure presenta una ricaduta subito dopo la procedura. Tra i trattamenti approvati per il DLBCL refrattario o recidivante vi sono le terapie con cellule T del recettore chimerico dell’antigene (CAR-T).

Pur dimostrandosi efficaci, queste chemioterapie di terza linea sono spesso non disponibili a causa di motivi logistici, per scarsità di risorse, per lo stadio di progressione della malattia nei pazienti o di morte in attesa della terapia. Sono quindi necessari trattamenti efficaci e immediatamente disponibili come glofitamab, l’anticorpo bispecifico con una configurazione unica nel suo genere: 2 cell tumorali: 1linfocell T, bivalente per CD 20 (Cell B) e monovalente per CD3 (Cell T). Questo studio ha arruolato pazienti con DLBCL recidivato /refrattario che avevano ricevuto almeno 2 linee di chemioterapia sistemica.La terapia con glofitamab ha portato ad una risposta completa nel 39% dei pazienti con DLBCL a prognosi infausta, in cui il trattamento è spesso inefficace. Le risposte sono state osservate precocemente, di solito alla prima valutazione programmata, e sono state durature con il 78% dei pazienti nei quali persiste una remissione completa a 12 mesi. Inoltre, dati di follow-up a lungo termine, evidenziano come nei pazienti si ottenga una risposta completa e duratura anche a seguito di somministrazione di una dose più bassa di glofitamab. Glofitamab consente inoltre di effettuare trattamenti a durata fissa con un numero relativamente basso di accesso ospedaliero richiesto. La chemioterapia con glofitamab ha prodotto nei pazienti eventi avversi di grado 3 o superiore nel 62% dei pazienti. Tra gli eventi avversi, prevalentemente ematologici, la sindrome da rilascio di citochine è stata la più frequente. In questo studio il pretrattamento con obinutuzumab ha consentito di ridurre la gravità della sindrome da rilascio di citochine permettendo il successivo impiego di elevate dosi target di glofitamamb.

A differenza di altre chemioterapie, la somministrazione di glofitamab ha prodotto scarsi eventi avversi neurologici peraltro di grado lieve, infatti, l'incidenza dell'interruzione del trattamento a causa di effetti collaterali è stata bassa. Lo studio ha confermato gli endpoint primari di risposta completa al trattamento e secondari di sicurezza, sopravvivenza e durata della risposta. La terapia a base di glofitamab si è rivelata, quindi, efficace e con un meccanismo d’azione unico che consente anche la somministrazione di altre terapie

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