Il carcinoma mammario positivo per il recettore dell’estrogeno e negativo per HER2 (HR+/HER2-) è spesso considerato una neoplasia poco o per nulla immunogenica, caratterizzata da bassi livelli di linfociti infiltranti il tumore e ridotto carico mutazionale.
Pertanto, l’utilizzo dell’immunoterapia in questo contesto clinico è stato finora poco studiato. Tuttavia, a differenza delle forme simi-luminale A, i carcinomi mammari HR+/HER2- simil-luminale B possono presentare diverse caratteristiche immunogeniche che li renderebbero sensibili all’immunoterapia.
A partire da questa osservazione e dal fatto che nei carcinomi mammari HR+/HER2- simil-luminale B la risposta patologica completa (pCR) alla chemioterapia è solo del 10%, è nato lo studio italiano di fase 2, a braccio singolo, monocentrico GIADA. Nello studio, 43 pazienti in premenopausa, con carcinoma mammario HR+/HER2- simil-luminale B allo stadio II-IIIA sono stati trattati con chemioterapia e immunoterapia neoadiuvante (3 cicli di epirubicina/ciclofosfamide seguiti da 8 cicli di nivolumab). Sebbene si sia ottenuta una percentuale di pCR del 16,3% (più elevata di quella ottenibile con la sola chemioterapia), l’endpoint primario (cPR, ypT0/is e ypN0) non è stato raggiunto.
Tuttavia, grazie all’estensiva caratterizzazione molecolare e immunitaria dei tumori trattati, lo studio ha fornito preziose informazioni sui sottotipi di pazienti che rispondono meglio alla chemio-immunoterapia neoadiuvante: si tratta di quelli con sottotipo molecolare basale o con attivazione immunitaria.
Secondo gli autori questi risultati potranno essere utili nel guidare lo sviluppo dell’approccio immunoterapico ai carcinomi mammari HR+/HER2-.