La chirurgia rappresenta il trattamento d’elezione nel carcinoma non a piccole cellule del polmone (NSCLC) in stadio precoce. Sfortunatamente, poco più di un quarto dei pazienti si presentano con malattia resecabile; inoltre, anche nei pazienti trattati con chirurgia, il tasso di sopravvivenza globale è del 36-68% a 5 anni.
I dati sull’immunoterapia (IT) (neo)adiuvante – da sola o combinata con la chemioterapia (CT) – delineano nuove opzioni di trattamento del NSCLC e indicano la necessità di identificare tratti clinici e biomarcatori che consentano di ottimizzare la terapia. In questa prospettiva, risulta di fondamentale importanza la scelta degli endpoint (anche surrogati) e il disegno degli studi clinici; la valutazione dell’espressione del ligando di PD-L1, del carico mutazionale e del DNA tumorale in circolo, così come il ruolo del profilo genomico e l’attenzione a fattori chirurgici.
Nell’articolo viene discusso il caso di un paziente con NSCLC in stadio precoce, resecabile (T1cN2M0, stadio IIIA), candidato, secondo le linee guida, a una terapia sistemica neoadiuvante.
La combinazione di IT + CT in neoadiuvante (approvata negli Stati Uniti, ma non in Europa) potrebbe – rispetto alla sola CT – aumentare il tasso di resezione R0 e l’entità della risposta patologica, aumentando la sopravvivenza nel lungo termine.
Resta da stabilire se IT + CT in neoadiuvante siano appropriate per tutti gli ES-NSCLC resecabili o solo per quelli ad alto rischio.
Il cambio di paradigma nel trattamento del NSCLC negli stadi precoci di malattia dovrebbe essere guidato da una valutazione multidisciplinare e pertanto, sarebbe auspicabile un nuovo algoritmo per la gestione dei pazienti in questo setting includa alcuni degli aspetti sopra citati.