Wang XQ, Danenberg E, Huang CS, Egle D, Callari M, Bermejo B,Dugo M, Zamagni C, et al.

Nature. 2023 Sep;621(7980):868-876. doi: 10.1038/s41586-023-06498-3. Epub 2023 Sep 6. PMID: 37674077; PMCID: PMC10533410.

CANCER IMMUNOTHERAPY
Sintesi

L’immunoterapia con gli inibitori degli immuno- checkpoint ha dimostrato un beneficio in alcuni pazienti con carcinoma mammario triplo negativa (TNBC) ma, in assenza di biomarcatori predittivi di beneficio (eccezion fatta per l’espressione di PD-L1), cosa distingue i responders dai non responders è ancora poco chiaro.

In questo studio, gli autori hanno sequenziato, mediante ”imaging mass cytometry” (IMC), 43 proteine espresse in situ provenienti dalla biopsia di azienti con TNBC arruolati nello studio NeoTRIP, in cui pazienti con diagnosi di eTNBC sono stati randomizzati a ricevereCarboplatino e Nab-paclitaxel con o senza Atezolizumab (anti-PD-L1) come terapia neoadiuvante.

I campioni bioptici corrispondevano al baseline (n = 243), al primo giorno del secondo ciclo di trattamento (n = 207) e ai campioni chirurgici (n = 210). L’obiettivo era quantificare la tipologia dei fenotipi cellulari, la loro attivazione e organizzazione spaziale (“organizzazione spaziale multicellulare”) in modo da definire elementi correlati alle risposte patologiche complete osservate nel braccio con immunoterapia.

Dalle analisi sui campioni al baseline è emerso che, la quota di linfociti CD8+TCF1+T e di cellule tumorali MHCII+ erano predittori dominanti di risposta, seguiti dalle interazioni delle cellule con linfociti B e linfociti T granzima B+. Nelle biopsie ottenute prima del secondo ciclo di terapia, gli autori hanno osservato che i tumori, che andavano incontro a riposta completa, contenevano quantità abbondanti di linfociti T granzima B+, mentre, i tumori identificati poi come resistenti, erano caratterizzati da cellule tumorali CD15+.

Osservando la dinamica delle popolazioni cellulari nei tre momenti di ottenimento delle biopsie, gli autori hanno riscontrato un incremento drammatico delle cellule immunitarie in corso di trattamento, seguito da una riduzione delle stesse dopo la fine della terapia. Le cellule tumorali avevano una progressiva riduzione, al contrario della componente stromale che aumentava in corso e dopo il trattamento. Le pazienti che andavano poi incontro a risposta patologica completa, ed in particolare coloro che avevano ricevuto anche Atezolizumab, avevano un incremento precoce della frazione delle cellule immunitarie più marcato.

Questo studio mette in luce le interazioni dinamiche tra precise popolazioni immunitarie e cellule tumorali in grado di predire la risposta all’immunoterapia stessa, ponendo le basi per l’immuno-oncologia di precisione.

Leggi su Pubmed
Nel caso di siti non Roche le informazioni contenute nel sito prescelto potrebbero non essere conformi alla normativa vigente e le opinioni espresse potrebbero non riflettere la posizione di Roche, né essere da essa avallate.