La radioterapia stereotassica (SABR) è considerata lo standard di cura nei tumori polmonari non a piccole cellule (NSCLC) in fase localizzata (senza interessamento linfonodale) non candidabili ad intervento chirurgico.
Per migliorare gli outcomes in questo setting, gli sperimentatori dello studio qui commentato, hanno valutato se l’aggiunta di immunoterapia con un agente anti-PD-1 (Nivolumab) potesse apportare maggior beneficio.
Lo studio si basa infatti sull’effetto di “vaccinazione in situ” innescata dalla SABR, che agisce a livello delle cellule tumorali promuovendo la presentazione di antigeni, l’espressione di PD-L1 e l’attivazione di linfociti T.
La somministrazione dell’immunoterapia in questo contesto risulta quindi sinergica, in termini sia di potenziamento dell’azione locale e di eradicazione delle micro- metastasi a distanza.
In questo studio di fase 2 in aperto, 156 pazienti sono stati randomizzati a ricevere SABR, con aggiunta o meno di 4 cicli di Nivolumab (il primo entro 36 ore dall’inizio della radioterapia). Per essere arruolati nello studio, i pazienti.
Di questi, 141 pazienti hanno effettivamente ricevuto il trattamento dopo la randomizzazione. Lo studio ha raggiunto l‘obiettivo primario, ovvero la sopravvivenza libera da evento (EFS) a 4 anni, dove per “evento” si definiva la recidiva di malattia, un secondo tumore polmonare, o il decesso. L’EFS a 4 anni, nel gruppo di controllo e in quello trattato con SABR con Nivolumab, erano rispettivamente del 53% e del 77% al follow up mediano di 33 mesi, con significatività statistica raggiunta.
Il 15% dei pazienti nel braccio di SABR e Nivolumab ha sviluppato eventi avversi di grado 3 immuno-relati, in assenza di polmoniti di grado 3 o di tossicità di grado 4-5.
Coi limiti di uno studio di fase 2, questo studio stabilisce il ruolo dell’immunoterapia associata alla radioterapia stereotassica nelle forme localizzate di NSCLC. Nonostante la chirurgia resti il trattamento di elezione in questo setting, le evidenze riportate in questo studio rafforzano il ruolo delle terapie non-chirurgiche.
Nel momento in cui le opzioni terapeutiche di questo tipo entreranno in pratica clinica, la corretta gestione multidisciplinare, dalla stadiazione precisa alla definizione del miglior approccio terapeutico, sarà cruciale per garantire i migliori outcomes clinici.