Il linfoma follicolare di nuova diagnosi con alto carico di malattia è trattato mediante terapia di induzione con rituximab e chemioterapia. I pazienti che rispondono alla chemioimmunoterapia di induzione ricevono una terapia di mantenimento (2 anni) con rituximab. Tra i fattori prognostici nel linfoma follicolare si riconoscono la risposta metabolica (MR) e la risposta molecolare, valutate rispettivamente tramite PET e in termini di malattia minima residua (MRD).
Lo studio randomizzato, in aperto, FOLL12 ha valutato la non inferiorità, rispetto alla terapia standard, di una terapia di mantenimento secondo risposta, ossia:
- MR completa (CMR) senza MRD: osservazione con follow-up;
- CMR con MRD: rituximab settimanale fino a un massimo di 12 dosi;
- CMR senza informazioni sulla malattia residua: osservazione con follow-up;
- assenza di CMR, con o senza MRD: radioimmunoterapia seguita da rituximab ogni 2 mesi per un totale di 11 infusioni.
Dopo un follow-up mediano di 53 mesi, la sopravvivenza libera da progressione (PFS), endpoint primario, era significativamente maggiore nel braccio di riferimento (n=368) rispetto al braccio sperimentale (n=376) (PFS a 3 anni 86% vs. 72%; p <0,001; hazard ratio 1,92).
L’inferiorità della terapia secondo risposta rispetto alla terapia standard è stata confermata nei vari sottogruppi di pazienti (eccetto quelli che non avevano raggiunto una MR completa) e soprattutto nel sottogruppo con MR completa e senza MRD, che è a basso rischio di recidiva.